mercoledì 3 febbraio 2010

Ma sanno quello che fanno?

Continuiamo a trattare l’argomento del matrimoni in veste di “ricerca di senso” e di qualità:
Ma sanno quello che fanno?
A cosa pensano due ragazzi che celebrano il Matrimonio?

Li vediamo inginocchiati di fronte all’altare, con a lato i testimoni e intorno i familiari, i parenti, gli amici, in una cornice di fiori e di suoni.
Ma sanno quello che fanno?
La risposta sembra ovvia: "si sposano". O, con una frase più poetica, "coronano il loro sogno di amore".
Entrano nel rito, e guidati dal sacerdote fanno tutto quello che la liturgia richiede, promettendosi amore per sempre. Ma dietro questa promessa e questi gesti, cosa c’è realmente? Cosa significa per loro "sposarsi"?
Non è una domanda superflua.
Forse, lo era una volta.
Oggi non si sa bene cosa si intenda per matrimonio.
E, ancor più, per matrimonio vissuto cristianamente.
 Possibile? Che significa sposarsi da cristiani?
Ormai i matrimoni sembrano tutti uguali: in chiesa, in municipio, in una grande villa... cambia solo il luogo, ma la sostanza è sempre la stessa, cioè una bella cornice dentro la quale si mette la propria promessa di volersi bene per tutta la vita. Però, con la riserva che ognuno dei due possa riprendersi la propria libertà se le cose non vanno bene.
Ormai troppi giovani pensano il matrimonio così.
Non siamo pessimisti, ma realisti.
Se avessimo la pazienza di capire cosa c’è realmente dietro la richiesta di sposarsi in chiesa, forse troveremmo una concezione lontanissima dal sacramento.
Molti giovani non si rendono conto dell’impegno che si assumono sposandosi in chiesa.
Nel sacramento del Matrimonio non c’è solo la promessa di amarsi per tutta la vita, nel rispetto e nella fedeltà. Questo vale anche per chi si sposa civilmente. C’è molto di più.
Nel matrimonio civile sono presenti solo due persone, l’uomo e la donna che decidono di legare le loro vite in un rapporto di amore che dura tutta la vita. Nel matrimonio dei cristiani entra un terzo personaggio, Dio.

E le cose cambiano profondamente.
Perché la presenza di Dio è diversa da quella di tutti gli altri invitati.
Dio non viene per assistere a una festa, ma per fare una proposta gli sposi.
Promette la riuscita del loro rapporto, cosa che nessuna creatura può garantire, neppure gli sposi.
Ma a condizione che si modelli l’amore degli sposi sul suo, cioè che si amino con un amore totale, fedele, misericordioso. Promette, soprattutto, di dare un supplemento di amore che li renderà capaci di amarsi come ama lui.
Ecco la grande differenza.
È un matrimonio originale e impegnativo che comporta una seria preparazione.
Il modello non è l’amore delle telenovela o dei romanzi rosa; ma è l’amore del Cristo, che impegna la propria vita per la salvezza della persona amata.
Solo così l’uomo e la donna possono affidarsi l’uno all’altra. Allora, vivere in due diventa bello e desiderabile.
Libero addattamento  Nevio B

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